La signorina Finizio era sposata e aveva due figli ma in classe molti la chiamavano così, signorina, qualche volta signurì. Insegnava in una scuola elementare che all'inizio non aveva neppure un nome, il 75° circolo, un insieme di padiglioni prefabbricati dove faceva freddo d'inverno e coi primi caldi si sudava. La chiamavamo Le Baracche e la pronunciavamo con due erre. Il rione Cavalleggeri aveva preso forma lentamente intorno all'Italsider, per tutti la Fabbrica, anche se la fabbrica in zona era più d'una e comprendeva la Cementir e l'Eternit. Una striscia di 800 o 900 metri, dal ponte della metropolitana fino ai palazzi stretti fra un paio di chiese: negli anni 70 era un rione in prevalenza di giovani coppie, molte avevano preso casa lì a costi contenuti anche se non lavoravano all'acciaio. Cavalleggeri non era più Fuorigrotta e non era già Bagnoli, così noi del posto non sapevamo cosa dire a chi ci domandava di quale parte di Napoli fossimo, 'e d''o sì, di dove sei, perché rispondere era una dichiarazione di appartenenza, significava sentirsi classe operaia in un caso o piccoloborghesi nell'altro, e noi non sapevamo d'esserlo.