giovedì 16 agosto 2012

L'oasi di Vendicari, o forse Frittole

Manca solo un passaggio a livello. Altrimenti sembrerebbe Frittole, e non chiedetemi cos'è Frittole: per quello c'è Google. La riserva naturale di Vendicari è lunga 8 chilometri, con 1.500 e passa ettari di agrumeti, uliveti, pantani, saline, sabbia, mare. E il vento, madonna, che meraviglia il vento di Vendicari. Qui vengono a fermarsi duecento specie di uccelli durante la loro migrazione verso l'Africa. E aironi, fenicotteri, cicogne, gabbiani.

Alle dune di sabbia di Vendicari si arriva attraversando l'area archeologica di Eloro, esatto, uno va al mare e passa davanti a un anfiteatro romano. Gli scavi sono chiusi. Sul cancello serrato c'è un foglio di carta: telefonare, visite solo su appuntamento. Un giorno finirà così pure a Pompei. E comunque. La strada è purissimo sterrato, l'area parcheggio è nascosta dietro una curva. L'auto si lascia lì, soltanto tre euro per tutto il giorno. Dopo si prosegue a piedi. Fino a una casupola, all'ingresso del percorso obbligato per il mare. Vi accoglie un uomo che pare uscito dal film di Benigni e Troisi. Frittole, ve l'ho detto. Non dice proprio alt, ma il concetto è quello lì. Domanda: quanti siete. Poi domanda: da dove venite.
Non impone tasse in fiorini. L'uomo tiene il conto dei visitatori su un librone di statistiche spesso così. Se ne sta seduto dietro un banchetto all'ombra, ma volentieri scambia due parole se avete voglia di tenergli compagnia. Dice che per i ragazzini ci sono i camp e i laboratori di archeologia subacquea, bisogna andare a iscriverli alla villa romana del Tellaro, non è lontano, pochi minuti. Il bagno alla riserva, racconta, si può fare accedendo da 4 punti differenti, e in ogni caso non bisogna fermarsi mai alla prima duna, dove tutti arrivano piantano l'ombrellone, stendono il telo e amen. Ci sono calette anche più in là, e più in là ci sono i pantani dove si fermano gli uccelli. Le correnti ghiacciate d'acqua bisogna meritarsele, non si offrono ai pigri. D'estate però gli uccelli sono pochi, sono già volati via, i fenicotteri saranno sì e no un decina, si possono intravedere dalla baracca del birdwatching (ma voi nella foto li vedete davvero i fenicotteri?).
Il punto più selvaggio dove fare il bagno, continua, è a Calamosche: l'auto si lascia a 20-25-30 minuti a piedi dalla spiaggia. Bisogna andarci, dice. Oppure si può accedere da Cittadella, e spiega che ci si arriva marciando lungo il bagnasciuga venendo da contrada san Lorenzo. Bisogna farlo, dice. Una rete divide la riserva dalla spiaggia libera, ma si aggira facilmente, dall'altra parte ci si spinge senza problemi, il guardiano controlla solo che nessuno abbia portato palloni, racchettoni, materassini. Fucili, bombe a mano.
E lui? Lui se ne sta lì, aspetta, tiene il conto delle visite. E' il suo lavoro. Racconta che ormai ha imparato a distinguere gli stranieri da lontano. Quelli laggiù, per esempio, giura che sono olandesi. Perché olandesi, chiedo. Perché gli olandesi camminano lungo il sentiero riparando i bambini sotto l'ombrellone aperto. Sono olandesi davvero, quando arrivano alla casupola lo confermano loro stessi. Quanti siete: quattro. Da dove venite: Olanda. L'uomo della casupola mi fa l'occhiolino. Fiero. Allora lo sfido. Dico che io sono in grado non solo di distinguere stranieri da italiani, ma di riconoscere chi viene da Napoli come me. Impossibile, fa lui. Sicuro, ribatto io. Quello lì, per esempio. E gli indico un tipo in canottiera e bermuda che sta uscendo dal parcheggio in compagnia di una donna e due ragazzi. Quello lì è di Napoli. Impossibile, insiste. Vediamo, gli faccio. Quanti siete, domanda allora l'uomo al tipo che nel frattempo gli è arrivato davanti. Quattro. Da dove venite? Napoli, risponde l'uomo. Silenzio. Sorriso. Stavolta l'occhiolino lo faccio io. Fiero. L'uomo della casupola mi tende la mano. Fa i complimenti. Ma come minchia hai fatto, mi domanda. Mi sta troppo simpatico, glielo dico. Quello con la canottiera? E' mio cognato.


Chiacchierate in Sicilia / 3. continua

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