Le parole di Sandro Pertini alla nazionale di calcio, poche ore prima della finale Mundial 1982
"Caro Bearzot, lei deve lasciar bruciare tutto nel fornello della pipa. Qui
devono bruciare tutte le nostre amarezze, io così faccio, o come sopporterei?
La
sua pipa è scalcinata. Via, gliene regalo una io. Nuova. Una pipa fiammante, l'ho in
valigia.
Questi ragazzi devono attaccare, Bearzot. Chi attacca ha sempre ragione.
Qualcosa da bere? Sì, grazie. Cosa
bevono loro? Niente alcol? Allora nemmeno io. Prendo quello che prendono loro.
Rossi, benedetto Pablito. Io mi sono esaltato quando l'altra sera hai
fatto quel gol. Davanti alla tv gridavo: spara, spara. Ti parlo con il tu perché potresti essere
mio figlio. Invece sei il figlio di questa brava signora qui affianco. Tu sei bravo e segni, ma non dimenticare che il tuo gol è la
sintesi della collaborazione della squadra.
Oggi devi sparare però figlio mio,
sta' attento. Io c'ero quando Ripa... sì, volevo dire Riva, appunto si trovò con un piede
rotto... Questi, quando l'arbitro guarda da un'altra parte, zànghete, e ti
colpiscono.
Gentile, qui c'è Gentile... Birbante, ho visto una foto, come picchiavi Maradona, zitto
birbante...
Ora fatemi parlare da solo con i giocatori. Io ho una grande speranza
nell'animo, ma non dico niente, sennò dite che porto sfortuna. Male che va, siete
secondi, è un trionfo lo stesso, in Italia vi vogliono bene.
Se starò seduto vicino al
collega Schmidt? Quale collega? Io sono presidente della Repubblica, lui no.
E Antognoni
come sta? Ha sette punti. Sette punti sono tanti.
Oh, che gioia essere qui con
voi. Peccato che adesso devo andarmene. Mi aspetta il re a colazione, è stato
lui a chiamarmi, mi ha telefonato anche in Francia per invitarmi. Arrivederci, a
stasera. Poi torneremo a casa tutti insieme sul mio aereo. Non potrete venire
con me in elicottero dall'aeroporto al Quirinale, ma state tranquilli, aspetterò
a preparare la pastasciutta".
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