Un testo sacro per chi volesse provare a capire cos'è diventata Napoli, quando e perché, "le ragioni per vergognarsi e quelle per chiedere giustizia". Scrive Durante:
E' solo aggiornandolo a questo panorama di macerie che riesco ad apprezzare il famoso grido rivolto nel 1972 da Eduardo De Filippo ai giovani di Napoli: Fuijtevenne! E mi auguro che quell'invito partisse da considerazioni simili a quelle che ho svolto; che soprattutto servisse, cioè, a mettere in guardia i giovani dal rischio di rimanere impaniati in questa ragnatela dei familismi, delle contiguità, dei servaggi attraverso i quali si può comunque stentare un'esistenza, ma pagando l'orribile prezzo che da troppo tempo noi napoletani paghiamo, e che è quello d'essere stranieri in un paese di cui il mondo ha tuttavia consapevolezza quasi soltanto in virtù delle nostre invenzioni e delle nostre disgrazie. I rifiuti, o gli ammazzamenti di camorra, occupano quasi per intero il campo visivo. Si stenta a ricordare che tanta gente, malgrado tutto, continua a vivere, a lavorare, a cercare di costruire con dignità il proprio futuro. E non si pone mente, o lo si fa in maniera distratta e magari perfino stizzita, alla paradossale circostanza che proprio a partire da questa enorme precarietà Napoli riesce ancor oggi a imporre su una scala internazionale il senso e il valore della propria febbrile creatività. C'è il cinema e c'è il teatro, e tanta arte contemporanea, e una vivacissima scena musicale. E forse non c'è in Italia una città che produca più scrittori. E se andassero tutti via?
Bellissimo, lo compro! Soprattutto per capire che significa "diacronico e sincronico"...
RispondiEliminaUn tuo piccolo e sconosciuto fan