lunedì 3 ottobre 2011

L'uomo che palleggia al semaforo

Quando al semaforo scatta il rosso, scatta pure lui. Esce dall'ombra, chissà dove stava prima. Avanza con il pallone sotto il braccio destro e i piedi che segnano le 10 e 10, c'è gente che abbassa il finestrino per vederlo meglio. Lui piazza il pallone sulla testa e lo tiene là. Tunf, tunf, non sbaglia mai, e mai smetterebbe se non fosse che prima o poi arriva il verde.
L'uomo che fa i palleggi al semaforo sta lungo via Cavour, lo trovate all'altezza dei primi alberghi venendo dalla stazione Termini, più spesso è davanti al Massimo d'Azeglio, dove una volta si fermò a dormire Louis Armstrong, dove ospitavano Coppi e Pasolini.

Ha il fisico di Uli Hoeness, e di tedesco pure i calzini dentro i sandali. Tunf, tunf, quando smette è per farsi allungare una moneta da chi ha tirato giù il vetro del finestrino per guardarlo. E se non l'hanno abbassato prima, lo fanno ora che c'è da offrirgli qualche spicciolo di euro. Una volta in strada ci commuovevano gli invalidi, fino a quando abbiamo smesso perfino di notarli. Poi i profughi. I nostri passi si fermavano dinanzi ai drammi di guerra di gente venuta dell'Est, tanto che i mendicanti presero a inventarsi patrie fittizie per attirare l'attenzione, ogni volta quella che più andava di moda, erano tutti di Bosnia o tutti di Croazia. Ma il fastidio giunse pure lì. Come giunse a farci azionare con livore il tergicristalli quando qualcuno s'avvicinava con secchio e spugna al nostro parabrezza, e a farci sgasare sull'acceleratore per ogni polacco ubriaco che si offre di smacchiarci i fanali.
L'uomo che palleggia rilancia il semaforo come luogo di carità. Al rosso raccoglie le sue monete insieme coi sorrisi. Fino al giorno in cui qualcuno suonerà infastidito il clacson, andiamo levati di lì, e anche il finto Hoeness andrà via, insieme a quel che resta della nostra umanità.

2 commenti:

elena petulia ha detto...

Apperò chi c'è sul divano oggi. Sempre bellissimo, sedersi qui.

Loffenheim ha detto...

ma mi sbaglio o somiglia in maniera impressionante a quello che si presentava a Soccavo con maglietta e pantaloncini per farsi fare un provino dal Napoli? Gianluca, mi pare si chiamasse...